Raccolta firme anche in Sardegna per sostenere il riconoscimento della pizza tra i Patrimoni dell’Unesco.
Ultimi giorni di raccolta firme per sostenere il riconoscimento della pizza, con soli prodotti dell’agricoltura italiana, tra i Patrimoni dell’Unesco
Ultimi giorni per aderire alla campagna per il riconoscimento dell’arte della pizza come patrimonio culturale e materiale dell’umanità da parte dell’Unesco. Per firmare c’è tempo fino a sabato 31 gennaio 2015. Coldiretti Giovani impresa è attiva con una serie di iniziative per raccogliere le ultime adesioni. Ieri Sassari ha lanciato lo sprint in piazza Tola, oggi i giovani di Cagliari stanno tirando la volata in piazza dei cento mila, in vista dell’arrivo di sabato mattina a Quartu Sant’Elena nel centro commerciale le Vele, davanti agli ipermercati Carrefour.
L’obiettivo dell’iniziativa, promossa dalla Coldiretti insieme alla Fondazione Univerde e all’associazione Pizzaiuoli Napoletani, “è quello di garantire pizze realizzate a regola d’arte con prodotti genuini, provenienti esclusivamente dall’agricoltura italiana e combattere anche il rischio dell’agro-pirateria alimentare a livello internazionale e dell’appropriazione indebita di identità” sostengono dalla Coldiretti Giovani impresa Sardegna. Il riconoscimento consentirà di fare chiarezza anche in Italia, dove quasi due pizze su tre (63 per cento) sono ottenute da un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori. Nella Penisola sono stati importati nel 2013 – spiega Coldiretti Giovani impresa Sardegna – ben 481 milioni di chili di olio di oliva e sansa, oltre 80 milioni di chili di cagliate per mozzarelle, 105 milioni di chili di concentrato di pomodoro dei quali 58 milioni dagli Usa e 29 milioni dalla Cina e 3,6 miliardi di chili di grano tenero con una tendenza all’aumento del 20 per cento nel 2014”.
“Garantire l’origine nazionale degli ingredienti e le modalità di lavorazione – secondo i giovani Coldiretti – significa difendere un pezzo della nostra storia, ma anche la sua distintività nei confronti della concorrenza sleale”.