Pericoli per il vino e i formaggi made in Sardegna cresce il business delle contraffazioni alimentari.
“Un business in continua crescita che non ci deve far abbassare la guardia soprattutto adesso”. E‟ il commento del Presidente e del Direttore della Coldiretti Battista Cualbu e Luca Saba ai dati diffusi dalla propria associazione sull’aumento del 248% in Italia, dall’inizio della crisi (2007 – 2013), del valore di cibi e bevande sequestrati perché adulterate, contraffate o falsificate.
“Si tratta di un crimine particolarmente odioso – sottolineano Cualbu e Saba – perché si fonda sull’inganno e colpisce soprattutto chi dispone di una ridotta capacità di spesa a causa della crisi ed è costretto a rivolgersi ad alimenti a basso costo dietro i quali spesso si nascondono però ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi”.
Proprio per questo i vertici Coldiretti ritengono che “bisogna innalzare il livello di guardia per tutelare i nostri prodotti, visto che cresce la richiesta dei pecorini (+19% nell‟esportazione di Romano e Fiore sardo nel 2014) e negli ultimi tre anni è aumentato il prezzo (+172%) e diminuite le produzioni (- 11%) del Romano. Discorso simile riguarda il vino, in un annata, quella in corso, in cui, secondo Coldiretti, si avrà un calo nella produzione in Sardegna, con picchi del 10% (si stima una produzione di 580mila ettolitri di vino contro i 640mila del 2013) ma con una qualità superiore e un probabile aumento del prezzo.
“E‟ vero che per sette cittadini su dieci (71%) le contraffazioni a tavola sono quelle più temute perché hanno pericolosi effetti anche sulla salute – spiegano Cualbu e Saba rifacendosi al rapporto Censis „La contraffazione: dimensioni, caratteristiche e approfondimenti’ – ma non bisogna neppure dimenticare che nel caso degli alimentari, a differenza degli altri prodotti, vengono venduti all‟insaputa dell‟acquirente”.
Secondo il presidente Battista Cualbu e il direttore Luca Saba “occorre studiare a fondo il fenomeno per supportare l‟ottima e costante attività delle forze dell‟ordine e stringere le maglie larghe della legislazione nazionale e comunitaria, con l‟estensione a tutti i prodotti dell‟obbligo di indicare in etichetta la provenienza delle materie prime impiegate negli alimenti”. Un passo avanti in questo senso è la legge sui marchi di qualità per i prodotti dell’isola (impugnata nei giorni scorsi dal Governo).
“Le contraffazioni alimentari – concludono – oltre a mettere a repentaglio la salute dei consumatori, danneggia fortemente le nostre aziende dal punto di vista economico e dell‟immagine”.
Nel 2013 in Italia sono stati sequestrati beni e prodotti agroalimentari per un valore di 441 milioni di euro;
dal 2007 al 2013 è aumentato del 248% il valore di cibi e bevande sequestrati perché adulterate, contraffate o falsificate;
Il caso Brunello di Montalcino
- Produzione di Brunello anno 2013: – 8.100.000 bottiglie; – fatturato: 165.000.000 €; – quota export: 67% (USA e mercati asiatici i più importanti);
- Dal 2007 al 2013: sequestrati 160.000 litri di vino pari a 220.000 bottiglie tra Brunello di Montalcino e Rosso di Montalcino.
dati Guardia di Finanza.
Ultima notizia: sequestro di circa 80.000 bottiglie di vino importato dalla Bulgaria con delle etichette, di marchi come Falanghina e Aglianico Beneventano Igp, totalmente contraffatte.
Corpo forestale di Benevento
I prodotti di eccellenza dell’agroalimentare sardo sono sempre nel mirino dei contraffattori:
- È di due anni fa anche il sequestro, grazie ad una operazione condotta congiuntamente dall’Ispettorato centrale tutela qualità e repressione frodi di Cagliari e dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, di 2.500 ettolitri di vino venduto e pubblicizzato come Cannonau di Sardegna, Vermentino di Sardegna e IGP Isola dei Nuraghi ma prodotto con vitigni non autorizzati né raccomandati per la Sardegna, contrariamente, dunque, a quanto previsto dai rispettivi disciplinari di produzione
- Appena un anno fa (ottobre 2013) fu smascherato alla Fiera internazionale “Anuga” di Colonia del falso “Pecorino Romano” prodotto da una ditta statunitense. Senza dimenticare la truffa scoperchiata dalla Coldiretti del Romano prodotto in Romania con i soldi pubblici italiani.