Artigianato in Sardegna informazioni e curiosità dal Portale della Cultura e del Turismo “Le Vie della Sardegna”.

Tappeto Sardo

Artigianato Sardo
Usi e Costumi di un Popolo attraverso l’artigianato locale

La produzione artigianale della Sardegna si è espressa storicamente nella tessitura, nella ceramica, nella cestineria, nel legno, nei coltelli (rinomati quelli di Pattada) e nei gioielli, oltre che nella lavorazione d’altri tipi di oggetti, come i corni incisi. Nell’ampia gamma dei manufatti, spiccano quelli tessili. Tecniche e motivi ornamentali affondano le loro radici nei secoli passati, ma col trascorrere del tempo la produzione dei tessuti è andata incontro a notevoli cambiamenti.

Artigianato tappeti e cusciniEsistono sostanziali differenze tra i manufatti precedenti gli anni Sessanta e quelli successivi, relativi cioè a tempi in cui la tessitura è uscita dall’ambito strettamente familiare, per guadagnare settori di mercato più ampi. Sino ai primi decenni del Novecento e in molte zone fino agli anni Cinquanta, tutto quanto una donna portava come corredo, al momento di sposarsi, era frutto del lavoro tessile. Il numero dei capi variava in base alle possibilità economiche della sposa, ma non potevano mancare burras (“coperte”), e coberibangos (“copricassa”). A questi si aggiungevano altri manufatti: collanas (“collari”), bertulas (“bisacce”), tiaggias (“tovaglie”), nentsolos (“lenzuola”), sempre tessuti a mano con filati di lana, cotone o lino, bianchi o colorati con tinture vegetali.

Artigianato Sardo dal Portale Le Vie della Sardegna

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Ceramiche Sarde
Ceramiche Sarde

Gioielli di Sardegna

Non è facile tratteggiare un quadro d’insieme degli usi ornamentali dell’uomo preistorico: le ricerche archeologiche hanno portato alla luce numerosi reperti, che consentono di classificare con attendibile diacronia le tipologie, le tecniche di lavorazione e la provenienza dei materiali, ma resta in gran parte oscuro il contesto del loro utilizzo. L’ornamento individuale svolge la funzione di segnalare, all’interno del gruppo sociale di appartenenza, qualche carattere distintivo di chi lo indossa; pertanto, ad una articolazione, sia pure elementare della struttura del gruppo, doveva corrispondere una classificazione degli ornamenti (in quanto segni) su base tipologica, riferita al ruolo sociale, al sesso, alla condizione e all’età del possessore; ad esempio, la collana con zanne di cinghiale dalla necropoli di Is Calitas (Soleminis) fa riferimento a un individuo maschio adulto, che svolgeva un ruolo (cacciatore?) diverso rispetto al possessore della collana con canini di volpe (sciamano?) dalla necropoli di Anghelu Ruju (Alghero). (Breve storia dell’ornamento prezioso in Sardegna dal Paleolitico all’Alto Medioevo).

Gioielli Sardi. Scoprili sul Portale del Turismo "Le Vie della Sardegna".
Gioielli Sardi. Scoprili sul Portale del Turismo “Le Vie della Sardegna”.

 La reinvenzione dell’artigianato
L’artigianato costituisce un aspetto importante e inconfondibile della cultura artistica della Sardegna contemporanea.
Ciò si deve, oltre alla ricchezza dell’artigianato popolare (che un critico difficile come Ugo Ojetti definiva negli anni venti “aristocrazia tra le arti paesane”), all’intelligente operazione di design attuata su di esso tra gli anni Cinquanta e i primi Sessanta del secolo scorso da artisti come Eugenio Tavolara e Ubaldo Badas.
Attraverso l’ISOLA (Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigiano), di cui era direttore, Tavolara riuscì a rivitalizzare le forme della tradizione (specie nei settori del tessile, dell’intreccio e dell’intaglio in legno) mettendole a contatto con le tendenze del gusto internazionale, in quel momento teso a riscoprire i valori di una mediterraneità semplice quanto sofisticata; un’operazione che, assecondata dal boom turistico della Costa Smeralda, e dal correlato sorgere di ville ed alberghi con le loro esigenze d’arredo, ebbe immediato successo in Europa e negli USA e fu caldamente sostenuta in Italia da Gio Ponti sulla rivista “Domus”.
Episodio chiave della rinascita artigiana della Sardegna fu la costruzione a Sassari nel 1956 del padiglione destinato a ospitare le mostre dell’ISOLA. Progettato da Ubaldo Badas, il padiglione è fra le migliori architetture in Sardegna negli anni cinquanta, manifestazione tangibile dell’unità fra arte, artigianato e architettura: è infatti ornato da decorazioni in ceramica di Gavino Tilocca, Emilia Palomba, Giuseppe Silecchia, e accoglie un rilievo in steatite e un banco ligneo su disegno di Tavolara.
Alla morte di quest’ultimo nel 1963, l’ISOLA prende un nuovo corso, rivolto più alla commercializzazione che al rinnovamento estetico dei prodotti. Tuttavia l’eredità di Tavolara non è andata totalmente dispersa, ma sopravvive nel lavoro di molti artigiani e designer sardi, come lui impegnati nello sforzo di far coesistere modernità e tradizione.

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