Ai Confini tra Sardegna e Jazz 2015 XXX edizione programma ufficiale dal 1 settembre al 8 settembre.

Il 2 settembre il palco del Nuraghe ospiterà ben tre concerti di spessore infinito. L’atto di apertura spetta a Rob Mazurek, grandissimo cornettista ed amico del nostro festiva. Rob si produrrà in un’emozionante solo da titolo Galactic Parable #79, un omaggio dovutamente sentito al nostro Butch Morris.
Di seguito una vecchia conoscenza della manifestazione Keith Tippet. Il pianista inglese, fra i più influenti musicisti europei del 900, presenterà il suo nuovo progetto Curved In The Air. Con Julie Tippet, Roberto Ottaviano, Giovanni Mayer e Cristiano Calcagnile, Tippet offrirà come sempre uno spettacolo da ricordare sospeso tra contemporaneità ed eterno.
La chiusura della serata è affidata al quintetto “Sant’Anna Arresi”. Evan Parker presenta questa formazione nata nell’edizione invernale del nostro festival. Da quel concerto è stato tratto un album prodotto dall’Associazione Culturale Punta Giara ed intitolato Filu ‘e Ferru che vede come protagonisti principali il geniale trombettista Peter Evans, la giovane promessa del piano  Alexander Hawkins, John Edwards al contrabbasso ed Hamid Drake alla batteria.

La conferenza stampa per il nuovo disco di Evan Parker prevista per domani sarà spostata il 3 Settembre 2015, giorno in cui saranno presentati tutti i progetti discografici e fotografici ispirati a Butch Morris e prodotti in collaborazione con l’Associazione Culturale Punta Giara. Per volere di Evan Parker, Rob Mazurek e Luciano Rossetti la presentazione dei lavori sarà comune, proprio per rendere un omaggio forte e concreto alla memoria ed al lavoro del Maestro californiano. L’evento si svolgerà, come previsto, con la presenza degli autori presso l’aula consiliare del comune di Sant’Anna Arresi il 3 Settembre alle ore 11.


Cornettista e compositore, Rob Mazurek fonda a Chicago la all-star Exploding Star Orchestra nel 2005, su commissione del Chicago Cultural Center e del Jazz Institute of Chicago. Exploding Star Orchestra vanta uno stuolo di bravissimi improvvisatori dell’area di Chicago, tra cui membri dei Tortoise, Isotope 217, Town and Country, Black Earth Ensemble, Loose Assembly e importanti membri dell’AACM. Le composizioni free di Mazurek ideate per l’Orchestra si fondano sul principio di improvvisazione democratica, in cui ogni membro contribuisce ugualmente al suono dell’ensemble e alla visione complessiva di Mazurek. La Exploding Star Orchestra ha pubblicato il suo album di debutto, We are all from somewhere else, nel 2007, Bill Dixon with Exploding Star Orchestra, nel 2008, e Stars Have Shape nel 2010. La quarta release, 63 Moons of Jupiter e’ pubblicato dalla Delmark Records nel 2011. Il gruppo ha svolto tournée negli Stati Uniti, in Europa e in Brasile, sia autonomamente che in collaborazione con le icone della nuova musica, tra cui Bill Dixon, Fred Anderson e Roscoe Mitchell.

Filu ‘e Ferru

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     Sant’Anna Arresi Quintet

Alexander Hawkins (piano), Peter Evans (tromba), Evan Parker (sax),  John Edwards (basso), Hamid Drake (percussioni)

Sant’Anna Arresi Quintet è il frutto di un incontro di grandi personalità della comunità internazionale di improvvisatori jazz.  Il grande pregio del festival arresino, per il quale è riconosciuto all’estero, sta proprio nell’aver intrecciato e coltivato dei rapporti con esponenti musicali provenienti da Londra, Chicago e New York e averli fusi sullo stesso palco in progetti originali. Ogni città è un centro di produzione musicale con le proprie specificità e proprio grazie festival di Sant’Anna Arresi è stato possibile realizzare un bellissimo incontro di menti geniali e raffinate al di là dei confini geografici.
Il quintetto è diretto dal sassofonista inglese Evan Parker, protagonista della XXIX edizione del festival, e presenterà dal vivo l’album Filu ‘e Ferru, la prima produzione discografica di quest’anno dell’Associazione Culturale Punta Giara.  Insieme a lui suonano Alexander Hawkins (piano), Peter Evans (tromba), Michel Portal (sax),  John Edwards (basso), Hamid Drake (percussioni).
Alexander Hawkins – “alle tastiere dell’Hammond è il più interessante pianista dell’ultima decade e più”. Così veniva acclamato in una recente intervista da Brian Morton (Point of Departure), il quale ritiene che Hawkins abbia già avuto modo di espandere tutto quello che sia possibile fare con lo strumento. Nel 2010 e nel 2012 è stato nominato nella categoria ‘organi’ del sondaggio annuale dei lettori di Downbeat. Ha anche raggiunto la vetta nella categoria ‘tastiere’ del sondaggio del giornale argentino El Intruso.

A soli 33 anni, Peter Evans è già considerato uno dei più importanti trombettisti americani attualmente in opera. Rivolto principalmente all’avant-garde e alla libera improvvisazione, Evans collabora con una moltitudine eterogenea di band appartenenti alla scena musicale di New York. Il suo primo album solista “More is More” l’ha visto protagonista di incredibili virtuosismi, quali estreme dissonanze, multifonie, respirazione circolare e tecniche avanzate di cui si è fatto padrone. Evans è leader di un quartetto con Tom Blancarte al basso, Brandon Seabrook alle chitarre e Kevin shea, col quale suona all’interno della band radicale Mostly Other People Do the Killing, alla batteria. Assieme a Blacarte,  Evans è anche alla guida di un quintetto con Carlos Homs al piano, Jim Black alla batteria e Sam Pluta alla chitarra. Gli studi in tromba classica eseguiti al conservatorio di Oberlin, Ohio, hanno dato ad Evans una solida base su cui espandere la conoscenza e l’uso della tromba. Negli ultimi anni Evans ha allargato enormemente il suo panorama musicale, passando dal jazz classico e musica da camera barocca fino a avant-garde improvvisative e esperienze sonore con band sperimentali come gli ElectroAcoustic di Evan Parker.

John Edwards è un vero virtuoso, con la sua sconcertante gamma di tecniche e smisurata immaginazione musicale ha ridefinito le possibilità del contrabbasso e notevolmente ampliato il suo ruolo, sia in solo che in gruppo. Costantemente alla ricerca, ha ottenuto elogi come uno dei migliori contrabbassisti della musica creativa, e suonato al fianco di innumerevoli musicisti, tra i quali Evan Parker, Roscoe Mitchell, Sunny Murray,Derek Bailey, John Wall, Joe McPhee, e Lol Coxhill.

Hamid Drake. Dopo aver Brillante, sensibile, infinitamente ritmico, intelligente spirituale e potente batterista di Chicago, Hamid ha iniziato a suonare in rock and R&B bands ancor giovanissimo, attirando l’attenzione di Fred Anderson.
conosciuto Don Cherry, Hamid ha viaggiato molto al suo seguito in Europa, dedicandosi all’esplorazione dell’infinito universo percussivo, condividendo con D.Cherry il significato della spiritualità applicata alla musica e delle sue infinite possibilità di trasformazione ed evoluzione. Il bisogno continuo di Hamid di sperimentare le varie espressioni ritmiche dalle radici della musica lo porta all’esperienza alla fine degli anni 70 del collettivo Foday Muso Suso’s Mandingo Griot Society, una mistura di tradizione African music e narrativa, con fusione di elementi jazz, funk, and blues.
Negli anni è stato inventivo supporto ritmico di lungimiranti artisti tra cui Borah Bergman e Peter Brotzmann, con il quale ha suonato in quartetto con William Parker e Toshinori Kondo, Marylin Crispell, Pierre Dørge, il pianista compositore norvegese Georg Gräwe, Herbie Hancock , Misha Mengelberg , Pharoah Sanders , Wayne Shorter, Malachi Thompson, David Murray, Archie Shepp, Nicole Mitchell, M. Zerang con cui celebra dal 1991 il Solstizio d’Inverno, Kent Kessler e Ken Vandermark nel DKV trio.

Evan Parker è un sassofonista estremamente produttivo, ha suonato in numerose band ed è da sempre considerato un punto cardine nella scena europea dell’improvvisazione e del free-jazz. Dalle prime collaborazioni fino a importanti album con Peter Brötzmann, Parker ha studiato ed ampliato una vasta gamma di tecniche innovative. Lo stile musicale del sassofonista ha dapprima assimilato le avanguardie americane e poi generato uno stile unico, immediatamente identificabile. I brani prodotti da Parker negli anni ’60 e ’70 si distinguono per le linee ondeggianti e vorticose, e non per un contenuto melodico tangibile. In alcune occasioni Parker fa uso di suoni puri, in uno stile che richiama i lavori più radicali di Steve Lacy o i lavori dei membri dell’AACM. Parker ha consolidato metodi per sovrapporre rapidamente suoni armonici e false note per create dense onde di contrappunto. Per ottenere nuove sonorità ha sperimentato con ance di plastica, respirazione circolare e rapidi staccati, all’inizio talmente intensi che non era raro vedere sangue gocciolare dal sassofono.


pic by Olivier Kowald

Vecchia conoscenza di Ai Confini Tra Sardegna e Jazz, Keith Tippett ha messo lo zampino in alcuni tra i progetti più geniali e innovativi degli ultimi cinquant’anni. Tastierista e pianista sopraffino, Tippett ha calcato i palchi con musicisti del calibro di King Crimson (In The Wake of Poseidon, Lizard e Islands lo vedono in organico), Peter Brötzmann ed Elton Dean, lasciando tracce indelibili del suo passaggio in ogni registrazione. Direttore dell’ambiziosissimo progetto Centipede in compagnia di Dean, Wyatt e di Robert Fripp alla produzione, Tippett ha formato con Louis Moholo negli anni settanta una sezione ritmica incredibile nei due progetti di Elton Dean: il quartet e il ninesense.
A Sant’Anna Arresi, Keith Tippett torna dopo alcuni anni di assenza con il progetto Carved In the Air in una formazione a cinque che include la moglie Juliet Tippett e gli italiani Cristiano Calcagnile (batteria), Roberto Ottaviano (soprano & alto sax) e Giovanni Mayer (basso).
L’amicizia e la fratellanza con musicale di Ottaviano con Tippett risale ormai a quasi quarant’anni faed il musicista di Bristol ha stabilito nei tempi recenti con Maier un affiatamento importante. Calcagnile, il più giovane tra loro, è tra i pochi
Batteristi italiani ad aver amato da subito ed assimilato l’humus da cui provengono questi artisti, rilanciandone una propria visione.

Queste cinque individualità, ciascuno nel suo percorso personale, ma anche incontrandosi di tanto in tanto, hanno sviluppato una sensibilità ed una percezione attraverso il suono e lo spazio temporale, che consente loro di portare il cuore sempre oltre le previsioni. Naturalmente l’amore per il Jazz è un grande collante, ma la capacità di attraversare e superare il limite di un repertorio attraverso una dedizione all’ascolto reciproco è priorità assoluta.

Sul palco ci si adatta velocemente a cercare di avere le stesse pulsioni. Non conta il suono o il volume del suono. In pochi istanti si arriva a stabilire un dialogo profondo. Ci vuole controllo per creare un atmosfera, senza abdicare all’identità creativa. La grande avventura del jazz è proprio questa, è come entrare in sintonia con il pubblico. Se i loro strumenti creano e trovano il modo di comunicare a cuore aperto con la gente, si riesce ad eliminare ogni tipo di ostacolo o pregiudizio.

È una musica che va lontano alla ricerca dell’ignoto, una musica non scritta che stimola una ricerca e un dialogo continui. È quasi un gioco come quando si è bambini e se ne inventano sempre nuovi. Poi quando si diventa più adulti e si matura un’esperienza, nel gioco dell’invenzione anche un solo momento può racchiudere l’eternità. È l’enigma della vita, ed è sempre un’avventura aperta.

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